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14 Feb

Rendere equa la T.A.R.S.U.

Pubblicato da neAnastasis  - Tags:  #Tasse

COMUNE DI SANT’ANASTASIA,
RENDERE EQUA LA TARSU

Il trattamento dei rifiuti solidi urbani è stato affrontato in modo irrazionale fino a qualche mese fa e, di conseguenza, ha prodotto in Campania il disastro che tutti ricordano.
Il ciclo virtuoso di trattamento di questi rifiuti poggia su tre capisaldi: raccolta differenziata, isola ecologica, tariffa calibrata su quantità e caratteristiche dei rifiuti prodotti da ciascun’utenza.
La raccolta differenziata è stata finalmente avviata a Sant’Anastasia, sta dando ottimi risultati, oltre il 50% di raccolta dopo pochi mesi, e per di più ha prodotto, cosa inaspettata, anche una riduzione di oltre il 20% nella produzione complessiva dei rifiuti.
A fronte di una produzione media mensile di circa 1170 tonnellate degli anni scorsi, si veleggia oggi intorno alle 910 tonnellate mensili. Il secondo tassello, costituito dall’isola ecologica, pure è stato avviato a soluzione, anche se in un precedente articolo n’abbiamo criticato l’ubicazione, in Zona F1, destinata dal vigente Piano Regolatore alle attrezzature connesse alle residenze, anziché in Zona D5, prevista per insediamenti artigianali e depositi di materiali.
Occorrerà però attendere che la Provincia di Napoli n’approvi il progetto e ne deliberi il finanziamento. Rimane il terzo tassello, cioè la TARSU, tassa per la raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani.
L’attuale tassa, di cui il regolamento d’applicazione è stato approvato dal Consiglio Comunale di Sant’Anastasia nel lontano1995, non è per nulla calibrata sulle quantità e caratteristiche dei rifiuti prodotti dalle singole utenze, ma sulla superficie degli immobili e relative aree di pertinenza, coperte e scoperte, e sull’attività che in esse si svolgono.
Questa impostazione produce delle distorsioni tali da rendere spesso iniqua la tassa. Citiamo un esempio per tutti. Attualmente la tariffa unitaria per i locali ad uso abitativo è fissata in 2,3498 €/mq, indipendentemente dalla numero dei componenti del nucleo familiare che vi abita.
Ovviamente l’entità dei rifiuti prodotti è funzione essenzialmente del numero delle persone e poco dei metri quadrati dell’appartamento. Una famiglia, quindi, di cinque persone (genitori più tre figli), che abita un appartamento di 120 mq (locali abitativi più garage), paga una tassa di 282 € + 15% di tributi vari.
Tale cifra rimarrà inalterata negli anni, a parte gli adeguamenti tariffari, anche quando, per i matrimoni dei figli, rimarranno solo i genitori e la produzione di rifiuti sarà drasticamente ridotta. Per avere diritto ad una riduzione del 20% della tassa dovrà rimanere in vita un solo genitore.
Il fruttivendolo, invece, che sta sotto casa, tariffa unitaria di 5,6396 €/mq, con un negozio di 40 mq, paga una tassa di 225 € + 15% degli stessi tributi, quindi di meno, pur producendo giornalmente molto più immondizia tra imballi, verdura e frutta di scarto.
Simili iniquità sono la conseguenza dell’impostazione della TARSU esclusivamente sulla superficie degli immobili, in cui
sono conteggiati in eguale misura locali abitativi e pertinenze, e su tariffe unitarie per tipologie d’utenze di cui risulta difficile riscontrare una correlazione con l’entità dei rifiuti prodotti.
L’impressione che se ne ricava è quella di una tassa complessiva spalmata tra i contribuenti in proporzione alla proprietà immobiliare ed al presumibile reddito prodotto.
Questa impostazione è in parte conseguenza dell’applicazione del Decreto legislativo 507/93, a cui si rifà il Regolamento Comunale prima citato.
La normativa sulla TARSU di questo decreto è stata soppressa dall’art. 49 del successivo Decreto 22/97, che introduce la tariffa al posto della tassa sui rifiuti.
Per l’articolazione di questa tariffa è stato elaborato un metodo normalizzato con il DPR 158/99.
Il metodo normalizzato prevede, sia per le utenze domestiche sia per quelle non domestiche, la suddivisione della tariffa in una parte fissa, proporzionale alla superficie degli immobili, corretta da coefficienti che tengono conto della tipologia d’a
ttività (per le utenze domestiche si considera anche il numero dei familiari), e da una parte variabile rapportata alla quantità di rifiuti prodotta da ciascun’utenza.
Nell’attesa di rendere operativi sistemi di misurazione, le quantità di rifiuti prodotti dalla singola utenza possono essere dedotte in via presuntiva sulla base dei parametri riportati dal metodo.
Recentemente il Comune ha emanato un condono per il recupero dell’elusione e dell’evasione di questa tassa, a cui ha aderito un considerevole numero di cittadini, al di là da qualsiasi rosea aspettativa.
Ulteriore segno questo, unitamente all’adesione alla raccolta differenziata dei rifiuti della maggioranza dei cittadini, che i tempi sono maturi per completare il ciclo virtuoso del trattamento di questi rifiuti, detto all’inizio.
Occorre, cioè, trasformare la TARSU in tariffa, anche perché è ampiamente trascorso il tempo massimo concesso dal Decreto 22
/97 ai comuni per adeguarsi.
Lo stesso Comune, inoltre, ha lanciato una campagna pubblicitaria sul bilancio partecipato dei cittadini.
Orbene, quale occasione migliore per richiamare i cittadini anastasiani, tramite le associazioni esistenti sul territorio, a partecipare alla messa a punto di questa tariffa, calibrata sul motto: più rifiuti produci, più paghi; meno rifiuti produci, meno paghi? Sant’Anastasia,
19/12/200

neAnastasis
Associazione civica
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